Frutto della “Buona scuola” del governo Renzi
Il "Curriculum dello studente" accentua le distanze tra i figli della borghesia e i figli del popolo

Con una circolare del 2 aprile il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi ha dato il via al cosiddetto "Curriculum dello studente", un documento che come spiega il sito del Miur “riporta al suo interno le informazioni relative al percorso scolastico, le certificazioni conseguite e le attività extrascolastiche svolte nel corso degli anni” dallo studente, e avrà valore già col prossimo esame di maturità. Il Curriculum – si legge infatti sempre sul sito del ministero - “è uno strumento con rilevante valore formativo ed educativo, importante per la presentazione alla Commissione e per lo svolgimento del colloquio dell’esame di Stato del II ciclo”. Esso “consente l’integrazione di tutte le informazioni relative ad attività svolte in ambito formale ed extrascolastico e può costituire un valido supporto per l’orientamento degli studenti all’Università e al mondo del lavoro”.
Quanto al suo contenuto, il ministero spiega che si compone di tre parti: la prima contiene “tutte le informazioni relative al percorso di studi, al titolo di studio conseguito, ad eventuali altri titoli posseduti, ad altre esperienze svolte in ambito formale”. La seconda “è inerente alle certificazioni di tipo linguistico, informatico o di altro genere”. E la terza riguarda “le attività extrascolastiche svolte ad esempio in ambito professionale, sportivo, musicale, culturale e artistico, di cittadinanza attiva e di volontariato”. Si precisa inoltre che in prima applicazione “il Curriculum è valorizzato esclusivamente nell’ambito dell’esame di Stato del II ciclo”, il che non esclude evidentemente che possa essere esteso in futuro anche ad altri momenti valutativi dello studente durante il suo intero percorso scolastico.
 

Un retaggio della “Buona scuola” di Renzi
Questo strumento non è nuovo, era già previsto nel programma renziano della cosiddetta “Buona scuola”, ma mai applicato fino ad oggi, forse proprio per la netta avversione della maggioranza dei docenti e degli studenti a causa della sua palese matrice classista: è evidente infatti che se ai fini dell'esame di Stato possono avere “valore rilevante” certificazioni di corsi di lingue, meglio se con viaggi studio all'estero, o corsi di informatica, di apprendimento musicale, artistico, o attività sportive ecc., saranno nettamente favoriti gli studenti di famiglie ricche e mediamente abbienti che tutti questi corsi e attività extrascolastiche se le potranno permettere.
In altre parole il "Curriculum dello studente" non farà altro che ratificare e marchiare le disuguaglianze di classe, facendo fare alla scuola pubblica un salto indietro di parecchie generazioni, quantomeno alla scuola classista gentiliana ancora in vigore fino ai primi anni '60 del secolo scorso. Non per nulla la “Buona scuola” di Renzi questo progetto l'aveva ripescato dalla famigerata “riforma” della scuola del 2004 della ministra Moratti durante il secondo governo Berlusconi, in particolare dall'idea del “Portfolio dello studente”, avente lo scopo classista di separare già durante il I grado della scuola secondaria i figli della borghesia, da indirizzare verso i licei, da quelli del proletariato e dei ceti più poveri da incanalare verso gli istituti tecnici e professionali. Come accadeva appunto nella scuola del regno d'Italia riformata da Gentile per conto di Mussolini.
È significativo che il progetto del "Curriculum dello studente" trovi la sua riesumazione e messa in atto, dopo anni di apparente oblio, proprio col governo del banchiere massone Draghi. Il quale non a caso, come aveva anticipato all'atto della sua presentazione in parlamento e come pianificato nel PNRR, punta molto sul potenziamento delle scuole professionali e degli ITS (istituti tecnici statali post esame di Stato alternativi all'università) per fornire il più rapidamente possibile personale qualificato alle aziende, soprattutto in ambito informatico e ambientale (circa 3 milioni di diplomati nel triennio 2019-2023, aveva specificato).
Il "Curriculum dello studente" risponde appieno a questa visione draghiana della scuola al servizio diretto dell'impresa capitalista, poiché come vedremo meglio più avanti, esso non solo ha una netta impronta classista, ma serve anche a formare nello studente una mentalità già predisposta a mettersi sul mercato come una merce, come un “capitale umano” alla cui formazione e valorizzazione viene ridotta la funzione della scuola.
 

Le denunce dei docenti democratici
Nel mondo dei docenti democratici ci si è accorti subito di questa sporca operazione classista, “meritocratica” e aziendalista. Tra i primi a denunciarla è stato il professor Tomaso Montanari su “Il Fatto Quotidiano” del 16 aprile, con un articolo in cui l'ha definita degna di questo “gabinetto paleoliberista di destra, guidato dalle idee di Giavazzi e dell'istituto Bruno Leoni” (il primo è l'economista ultraliberista nominato consigliere di Palazzo Chigi, il secondo ha nella sua testata il motto “idee per il libero mercato”, ndr). “Il curriculum – sottolinea acutamente Montanari - mette tra parentesi il diploma a cui è allegato: perché al mercato non basta il valore legale del titolo di studio, e nemmeno il voto. Il mercato vuole sapere cosa sta comprando. E così il ministero glielo dice: rendendo ben chiaro che la scuola deve servire non a formare cittadini, e prima persone umane, ma a piazzare capitale umano sul mercato del lavoro. E questo curriculum serve egregiamente a far capire che tipo di 'pezzo di ricambio' è il ragazzo a cui sta attaccato – proprio come un cartellino sta su un pezzo di carne, sul bancone del supermercato”. Quanto alle attività extrascolastiche (soggiorni all'estero, viaggi, sport, corsi di lingua ecc.), prosegue Montanari, esse “certificheranno solo una cosa: la ricchezza e la povertà delle rispettive famiglie. Dalla scuola in grembiule, solennemente egualitaria, siamo passati a un’esibizione della ricchezza autorizzata, anzi sollecitata, dal superiore ministero”.
Un gruppo di docenti ha scritto una petizione inviata al ministro Bianchi in cui con tutta una serie di argomentazioni lo si invita ad un rinvio dell'applicazione del Curriculum, “anche in ragione di un possibile ripensamento”. I docenti fanno notare infatti la necessità, a soli due mesi dall'esame di Stato, di “un dibattito pubblico più consapevole”, mentre insistendo nel portarlo avanti comunque il Curriculum “rischia invece di diventare una forma narcisistica di accumulazione di titoli, che prelude al superamento del valore legale del titolo di studio e non rende giustizia allo spirito più autentico della scuola repubblicana”.
 

Privilegi e “meritocrazia”
Il professor Salvatore Cingari, autore di testi che analizzano e demoliscono il mito liberista della “meritocrazia”, in un articolo su “Il Manifesto” del 28 aprile sottolinea che il "Curriculum dello studente" che il ministro Bianchi ha ripescato dalla “Buona scuola” di Renzi, in realtà finisce per premiare “i soggetti già nati in un contesto privilegiato”, cioè “per il loro privilegio e non per il loro merito”: un paradosso solo apparente che dimostra come in realtà la cosiddetta “meritocrazia” di cui i liberisti della destra e della “sinistra” borghese si riempiono la bocca non sia altro che la cristallizzazione del privilegio di classe. Oltre a questo il professore punta il dito anche su un altro grave pericolo insito in questo strumento, “e cioè l’ingiunzione precoce alla performance, l’idea che fin dalla prima adolescenza sia necessario accumulare titoli e crediti anche fuori dalla scuola, in una sorta di colonizzazione totalitaria del tempo libero”.
Qui si mette l'accento su un altro aspetto del Curriculum , quello della formazione dello studente inteso come un “capitale umano” da plasmare in funzione delle esigenze del mercato capitalista, non tanto e non solo fornendogli gli elementi e i metodi della conoscenza, quanto intervenendo fin nella sua sfera psichica ed emozionale, per farne un “bravo soldatino” in grado di dare il massimo delle sue “prestazioni” in competizione o collaborazione con i suoi simili, a seconda delle esigenze delle imprese in cui andrà ad inserirsi. È quello che si prefiggono gli specialisti di psicodidattica teorici delle cosiddette “character skills”, le capacità correlate al carattere in contrapposizione alle “cognitive skills”, quelle cioè correlate alla conoscenza.
Tra i più ascoltati di questi “esperti” al Miur c'è il presidente della Fondazione per la sussidiarietà, Giorgio Vittadini, teorico delle “soft skills”, o competenze non cognitive: vale a dire qualità come l'”autocontrollo”, l'”ottimismo”, la “resilienza”, la “mentalità aperta”, la “grinta”, le “capacità imprenditoriali”, e così via. In un articolo sul “Corriere della Sera” del 12 aprile Vittadini si dice entusiasta della decisione del ministro Bianchi definendola “una piccola rivoluzione”, un “seme destinato a produrre preziosi frutti in futuro”, perché per la prima volta “saranno considerati non solo gli aspetti cognitivi, appresi in aula, ma anche quelli legati alla personalità, noti come 'character skills'”. E a questo proposito cita un recente studio da lui stesso condotto insieme ad altri colleghi ed edito da “Il Mulino” di Bologna, in cui si dimostrerebbe che: “all’incremento di un punto nella stabilità interiore (coscienziosità e apertura all’esperienza) corrisponde un aumento di 12 punti sul voto Invalsi”. E viceversa “la mancanza di responsabilità per i propri risultati, corrisponde ad un incremento di 5 volte in negativo sul voto Invalsi”.
 

La psicodidattica al servizio del capitale
Tra l'altro il Curriculum prevederebbe appunto anche le contestatissime certificazioni Invalsi, temporaneamente escluse dal documento per quest'anno per non renderlo troppo indigesto. Cosa che Invalsi ha aggirato proponendosi come ente certificatore privato agli studenti dell'ultimo anno di scuola superiore che sceglieranno lo stesso di sostenere le prove di italiano, matematica e inglese, con un attestato dei livelli conseguiti “da condividere in maniera agile in ambito professionale o di studio”.
Non stupisce che simili suggestioni ultraliberiste trovino piena accoglienza nel governo Draghi del capitalismo, della grande finanza e dell'Ue imperialista, e con particolare entusiasmo in un ministro come Bianchi, economista del PD, laureato a Bologna con Prodi, assessore nelle giunte dell'Emilia-Romagna del bersaniano Errani e del renziano Bonaccini, uno dei tecnocrati della scuola prodiana de “Il Mulino”. Da tempo, ancor prima di Renzi, il PD, già quand'era ministro Luigi Berlinguer, ha sposato l'esigenza capitalistica dell'aziendalizzazione dell'istruzione pubblica sul modello americano.
Questa della “formazione del carattere”, e quindi del “voto al carattere”, è infatti la “nuova frontiera” del modello di scuola classista, “meritocratica” e aziendalista suggerito dagli specialisti dell'Ocse e di Invalsi al servizio delle esigenze del mercato capitalistico. Un modello di scuola che deve essere risolutamente respinto dai docenti democratici e dagli studenti a cominciare dall'odioso "Curriculum dello studente" varato dal governo Draghi.

19 maggio 2021